Piccole Morti
Ma se ti chiamo ora dormi già?
Di già, avrei voluto scrivere, poi mi sono accorta che è presto per ricondursi ad una nuova flessione linguistica.
Sono entrata nella mia stanza,
gli scuri ancora aperti,
gli asciugamani di lino appesi al legno delle finestre,
l'odore di palo santo,
il mio mutare
negli abiti
dalla veglia
al sonno
il comó vecchio - che i cassetti si chiudono male -
la raccolta dei fiori di malva sulla scrivania,
il finocchietto selvatico appeso alle pareti del telaio
della finestra
che guarda il monte
con la tenda arrotolata
- libri ovunque -
e quella voglia di primavera con il vento fermo,
senza sentire gli odori dei fiori,
quella primavera fatta di nuovo e di ossi,
di ossa,
la carne è finita
l'amore cocente
dimenticato, sospeso, ghiacciato senza temperatura, è più semplice, non c'è più persempre,
e prendo ogni parola con guanti sottilissimi, per le ali,
la tengo nell'aria di un barattolo per ore e giorni,
non la consumo prima di ventiquattro ore,
come se a ricevere
messaggi,
scritti,
saluti
fosse una buca della posta di una casa isolata
ai bordi del paese
al limitare del bosco
a cui un postino stanco giunge a giorni alterni
- proteggo i pensieri da me stessa -
lavo i capelli con un sapone giallo,
un disco spesso di malgama odorosa
sbatto i polsi verso la terra
perché il formicolio non avanzi
taglio a piccole ciocche gli ulivi
come la domenica delle palme
sono stata bambina in chiesa
e fuori, a casa
con l'odore del brodo di gallina e la sicurezza di avere una madre e un padre che non muoiono mai
bevo vino rosso, tanto
intonso,
buono,
più del solito, rotondo
Non sento più niente,
sento tutto,
faccio il teatro delle ombre, la notte, al camino,
le mani stanche
arrotolate sulle nocche
le dita come
zampironi rancidi,
litigo soave con i riccioli
dei miei capelli,
faccio colazioni e merende di burro
- indimenticabile la morbidezza del latte -
provo
ad accorciare le giornate
guardo
uomini che piangono - ne soffro dentro -
Continuo ad avere paura dei topi
divoro
non mi divoro più
Cammino tra gli alberi frondosi con le canzoni del sud alle orecchie
Ma se ti chiamo ora dormi già?
Ho trovato una radice di asparago, ieri
come te l'avrei spiegata?
Un ramo ritorto, non è di nocciolo,
come te l'avrei spiegato?
Una coreografia di resina rappresa
- la metto nel fuoco,
ci benedico gli addii -
una radice interna, un utero capovolto
come te l'avrei spiegata?
Sono viva, sono lontana, forse sono ancora viva.
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