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Corpo da Deposizione

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Lascio

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il mio essere domestico
addomesticabile
la sacralità del primitivo
le montagne
la linea curva della tua schiena
la chiusura del diaframma
la promessa
la vedovanza
il sud
il lamento
l’attesa
il tuo nome
le vertigini
la neve
il destino di mia madre
il mio corpo finito
la dittatura
il grembo vacuo di figli
la famiglia
il debito
la mia città.

 


Divengo

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corpo da deposizione
tavola da disegno
carta per un sismografo sentimentale
altare sacrificale per la tua parola
terra in cui seppellire la tua memoria
custode di carne viva
custodia della tua ferita
specchio per l’abbandono
riflesso ultimo
ultimo abbaglio.

 

 

 

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Pronuncia in silenzio le parole che danno nome alla tua ferita.
Tienine in bocca il suono, masticane la fatica l’ultima volta.

Scegli un luogo del mio corpo.
Prendi in mano l’inchiostro.
Le sbavature sono vibrazioni del sismografo.
La deposizione della parola è sepoltura.

Lascia
A me
La fine delle tue cose

Scosta i lembi neri, traccia il segno che racconta la tua storia.
Apri la bocca, sussurra al mio orecchio il tuo nome.


Poi, lasciami riposare in pace.

Alla tua deposizione, segue il mio carico.
Scopro ciò di cui divengo custode solo quando riapro gli occhi.
Lavo i resti, mi leggo in silenzio.
Nei giorni a venire, sino a che il colore non si fa lieve, porto le tue tracce addosso.
Scrivo di te, mi faccio terra di sepoltura.
Poi il colore si fa ombra, resta il ricordo del tuo nome, il silenzio, il vento.

Durante questi giorni, vorrei che mi raccontassi la tua storia.

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